domenica 30 settembre 2012

credere


toccare con mano...

libertà!



"L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola" - Sören Kierkegaard

tette



"Le idee sono come le tette: se non sono abbastanza grandi si possono sempre gonfiare" - Stefano Benni

venerdì 28 settembre 2012

Macbeth



"Prendi l'aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso" - William Shakespeare

mercoledì 26 settembre 2012

caffè, sigarette e burro di noccioline



"Il corpo umano è, nei fatti, una fabbrica chimica. Il mio comportamento e il mio modo di pensare sono il risultato dei prodotti chimici che entrano nel mio corpo. Tra questi ci sono caffè, fumo di sigaretta e burro di noccioline. Ora, se pensate che io sia strano, e volete essere strani anche voi, allora bevete caffè, fumate sigarette e mangiate burro di noccioline" -  Frank Zappa

Sulla bellezza



E un poeta disse: Parlaci della Bellezza.
E lui rispose:
Dove cercherete e come scoprirete la bellezza, se essa stessa non vi è di sentiero e di guida?

E come potrete parlarne, se non è la tessitrice del vostro discorso?
L'afflitto e l'offeso dicono: "La bellezza è nobile e indulgente.
Cammina tra noi come una giovane madre confusa dalla sua stesa gloria".
E l'appassionato dice: "No, la bellezza è temibile e possente.
Come la tempesta, scuote la terra sotto di noi e il cielo che ci sovrasta".

Lo stanco e l'annoiato dicono: "La bellezza è un lieve bisbiglio. Parla del nostro spirito.
La sua voce cede ai nostri silenzi come una debole luce che trema spaurita dall'ombra".
Ma l'inquieto dice: "Abbiamo udito il suo grido tra le montagne,
E con questo grido ci sono giunti strepito di zoccoli, battiti d'ali e ruggiti di leoni".

Di notte le guardie della città dicono: "La bellezza sorgerà con l'alba da oriente".
E al meriggio colui che lavora e il viandante dicono:
"L'abbiamo vista affacciarsi sulla terra dalle finestre del tramonto".
D'inverno, chi è isolato dalla neve dice: "Verrà con la primavera balzando di colle in colle".
E nella calura estiva il mietitore dice: "L'abbiamo vista danzare con le foglie dell'autunno e con la folata di neve nei capelli".
Tutte queste cose avete detto della bellezza,
Tuttavia non avete parlato di lei, ma di bisogni insoddisfatti.
E la bellezza non è un bisogno, ma un'estasi.
Non è una bocca assetata, né una mano vuota protesa,
Ma piuttosto un cuore bruciante e un'anima incantata.
Non è un'immagine che vorreste vedere né un canto che vorreste udire,
Ma piuttosto un'immagine che vedete con gli occhi chiusi, e un canto che udite con le orecchie serrate.
Non è la linfa nel solco della corteccia, né l'ala congiunta all'artiglio,
Ma piuttosto un giardino perennemente in fiore e uno stormo d'angeli eternamente in volo.

Popolo di Orfalese, la bellezza è la vita, quando la vita disvela il suo volto sacro.
Ma voi siete la vita e siete il velo.
La bellezza è l'eternità che si contempla in uno specchio.
Ma voi siete l'eternità e siete lo specchio.

Gibran Kalhil Gibran - Il profeta

martedì 25 settembre 2012

Inviti Superflui



Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo per le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spianavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, nè battesti mai alla porta del castello deserto, nè camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, nè ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremmo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade nascono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ora vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremmo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensare, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poichè le anime si parlano senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - non mi dicesti cose insensate, stupide e care. Nè puoi quindi amare quelle domeniche che io dico, nè l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, nè riconosci all'ora giusta l'incantesimo della città, nè le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.
Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telefono quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perchè noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come fossero nate allora.
Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccuoata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perchè purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colma di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando sopra di sè una specie di musica. Con la canida superbia die bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristalloe gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, nè dei presentimenti che passano, nè ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Nè udresti quella specie di musica, nè capiresti perchè la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade sugli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E' inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, nè guarderò le nubi, nè darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso che ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare, tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco perchè ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

- Dino Buzzati

lunedì 24 settembre 2012

Soffitta




Vieni, compiangiamoli quelli che stanno meglio di noi.
Vieni, amica, e ricorda
che i ricchi han maggiordomi e non amici,
E noi abbiamo amici e non maggiordomi.
Vieni, compiangiamo gli sposati e i non sposati.
L'aurora entra a passettini
come una dorata Pavlova,
E io son presso al mio desiderio.
Ne ha la vita in sé qualcosa di migliore
Che quest'ora di chiara freschezza,
l'ora di svegliarsi in amore.


- Ezra Weston Loomis Pound

Il corpo della ragassa



Teresa Aguzzi, detta Tirisìn, è la bella figlia di Pasquale, spalatore di rena sugli argini del Po, nella bassa provincia pavese degli anni trenta. Durante un viaggio in città, la ragazza viene notata dal facoltoso professore Ulderico Quario e subito assunta come cameriera nel suo palazzo. Coadiuvato dalla fedele governante Caterina, il dottore s'improvvisa pigmalione nell'istruire la rozza Tirisìn in arti di raffinata femminilità, al fine di poterla esibire come giocattolo sessuale ai propri amici.

Inizialmente Tirisìn mostra qualche perplessità nell'essere coinvolta in questo gioco libertino, ma la felicità del padre, che con il nuovo stipendio è finalmente riuscito a costruire una latrina all'interno della loro povera abitazione, e i buoni consigli di un'esperta maîtresse, la convincono a rendersi partecipe e, anzi, ad assumere un ruolo da protagonista e tentare di trarre il massimo profitto dalla situazione.

- fonte wikipedia

domenica 23 settembre 2012

la sorpresa



"Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile − ne deriva che l'irregolarità, ossia l'imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza" - Charles Baudelaire

Domenica è sempre domenica




È domenica pei poveri e i signori,
ognuno può dormir tranquillamente.
Nè clacson, né sirene, nè motori,
si sveglia la città più dolcemente.

Persino il gallo, molto premuroso,
non fa "Chicchirichi".
Ha scritto sul pollaio:
"Buon riposo, ritorno lunedì"

Domenica è sempre domenica,
si sveglia la città con le campane.
AI primo din-don del Gianicolo
Sant'Angelo risponde din-don-dan.

Domenica è sempre domenica
e ognuno appena si risveglierà
felice sarà e spenderà
sti quattro soldi de felicità.

Domenica è sempre domenica
e ognuno appena si risveglierà
felice sarà e spenderà
sti quattro soldi de felicità.

- Renato Rascel

sabato 22 settembre 2012

E mio amore è furtivo


E mio amore è furtivo
come quello di un povero.
Ognuno può rubarlo.
Ed io dovrò lasciarlo.

Per ciò, fiume silente,
per ciò, mio dolce colle,
io non posso chiamarlo
amor semplicemente.

Ma tu, colle dorato,
e tu, mio fiume molle,
sapete che il mio amore
davvero è un grande amore.

Il pericolo odiato
per adesso non c'è?
Ma voi sapete, amici,
che nel mio cuore è.

Piangere mi vedrete,
o voi sempre felici,
non come piango già,
non di felicità.

- Sandro Penna

a presto!



come quando da ragazzi ci si prometteva di rivedersi la prossima estate....

giovedì 20 settembre 2012

Autunno



"L'autunno astronomico nell'emisfero boreale ha inizio il giorno dell'equinozio d'autunno, il 22 o il 23 settembre e termina il 21 o il 22 dicembre.
Avvicinandoci a questo periodo la parte illuminata e le ore di luce diminuiscono. Il 22 o il 23 settembre (in base al giorno dell'equinozio d'autunno) i raggi del sole sono perpendicolari all'equatore e il circolo d'illuminazione passa per i poli" fonte: Wiki

martedì 18 settembre 2012

Il Sogno







Il Sogno

Era il mattino, e tra le chiuse imposte
Per lo balcone insinuava il sole
Nella mia cieca stanza il primo albore;
Quando in sul tempo che più leve il sonno
E più soave le pupille adombra,
Stettemi allato e riguardommi in viso
Il simulacro di colei che amore
Prima insegnommi, e poi lasciommi in pianto.
Morta non mi parea, ma trista, e quale
Degl'infelici è la sembianza. Al capo
Appressommi la destra, e sospirando,
Vivi, mi disse, e ricordanza alcuna
Serbi di noi? Donde, risposi, e come
Vieni, o cara beltà? Quanto, deh quanto
Di te mi dolse e duol: nè mi credea
Che risaper tu lo dovessi; e questo
Facea più sconsolato il dolor mio.
Ma sei tu per lasciarmi un'altra volta?
Io n'ho gran tema. Or dimmi, e che t'avvenne?
Sei tu quella di prima? E che ti strugge
Internamente? Obblivione ingombra
I tuoi pensieri, e gli avviluppa il sonno;
Disse colei. Son morta, e mi vedesti
L'ultima volta, or son più lune. Immensa
Doglia m'oppresse a queste voci il petto.
Ella seguì: nel fior degli anni estinta,
Quand'è il viver più dolce, e pria che il core
Certo si renda com'è tutta indarno
L'umana speme. A desiar colei
Che d'ogni affanno il tragge, ha poco andare
L'egro mortal; ma sconsolata arriva
La morte ai giovanetti, e duro è il fato
Di quella speme che sotterra è spenta.
Vano è saper quel che natura asconde
Agl'inesperti della vita, e molto
All'immatura sapienza il cieco
Dolor prevale. Oh sfortunata, oh cara,
Taci, taci, diss'io, che tu mi schianti
Con questi detti il cor. Dunque sei morta,
O mia diletta, ed io son vivo, ed era
Pur fisso in ciel che quei sudori estremi
Cotesta cara e tenerella salma
Provar dovesse, a me restasse intera
Questa misera spoglia? Oh quante volte
In ripensar che più non vivi, e mai
Non avverrà ch'io ti ritrovi al mondo,
Creder nol posso. Ahi ahi, che cosa è questa
Che morte s'addimanda? Oggi per prova
Intenderlo potessi, e il capo inerme
Agli atroci del fato odii sottrarre.
Giovane son, ma si consuma e perde
La giovanezza mia come vecchiezza;
La qual pavento, e pur m'è lunge assai.
Ma poco da vecchiezza si discorda
Il fior dell'età mia. Nascemmo al pianto,
Disse, ambedue; felicità non rise
Al viver nostro; e dilettossi il cielo
De' nostri affanni. Or se di pianto il ciglio,
Soggiunsi, e di pallor velato il viso
Per la tua dipartita, e se d'angoscia
Porto gravido il cor; dimmi: d'amore
Favilla alcuna, o di pietà, giammai
Verso il misero amante il cor t'assalse
Mentre vivesti? Io disperando allora
E sperando traea le notti e i giorni;
Oggi nel vano dubitar si stanca
La mente mia. Che se una volta sola
Dolor ti strinse di mia negra vita,
Non mel celar, ti prego, e mi soccorra
La rimembranza or che il futuro è tolto
Ai nostri giorni. E quella: ti conforta,
O sventurato. Io di pietade avara
Non ti fui mentre vissi, ed or non sono,
Che fui misera anch'io. Non far querela
Di questa infelicissima fanciulla.
Per le sventure nostre, e per l'amore
Che mi strugge, esclamai; per lo diletto
Nome di giovanezza e la perduta
Speme dei nostri dì, concedi, o cara,
Che la tua destra io tocchi. Ed ella, in atto
Soave e tristo, la porgeva. Or mentre
Di baci la ricopro, e d'affannosa
Dolcezza palpitando all'anelante
Seno la stringo, di sudore il volto
Ferveva e il petto, nelle fauci stava
La voce, al guardo traballava il giorno.
Quando colei teneramente affissi
Gli occhi negli occhi miei, già scordi, o caro,
Disse, che di beltà son fatta ignuda?
E tu d'amore, o sfortunato, indarno
Ti scaldi e fremi. Or finalmente addio.
Nostre misere menti e nostre salme
Son disgiunte in eterno. A me non vivi
E mai più non vivrai: già ruppe il fato
La fe che mi giurasti. Allor d'angoscia
Gridar volendo, e spasimando, e pregne
Di sconsolato pianto le pupille,
Dal sonno mi disciolsi. Ella negli occhi
Pur mi restava, e nell'incerto raggio
Del Sol vederla io mi credeva ancora.

- Giacomo Leopardi

lunedì 17 settembre 2012

domenica 16 settembre 2012

Le piccole cose



Le piccole cose
che amo di te
quel tuo sorriso
un po' lontano
il gesto lento della mano
con cui mi accarezzi i capelli
e dici: vorrei
averli anch'io così belli
e io dico: caro
sei un po' matto
e a letto svegliarsi
col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l'odore di pipa
che fumi la mattina
il tuo profumo
un po' balsé
il tuo buffo gilet
le piccole cose
che amo di te

Quel tuo sorriso
strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei
averli anch'io così belli
e io dico: caro
me l'hai già detto
e a letto sveglia
sentendo il tuo respiro
un po' affannato
e sul comodino
il bicarbonato
la tua caffettiera
che sibila in cucina
l'odore di pipa
anche la mattina
il tuo profumo
un po' demodé
le piccole cose
che amo di te

Quel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei
averli anch'io così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
E a letto stare sveglia
e sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera
che é esplosa
finalmente, in cucina!
La pipa che impesta
fin dalla mattina
il tuo profumo
di scimpanzé
quell'orrendo gilet
le piccole cose
che amo di te.

- Stefano Benni

vero amore!



"Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri" - Charles Bukowski

sabato 15 settembre 2012

Carezze



"Il desiderio si esprime attraverso la carezza come il pensiero attraverso il linguaggio" - Jean-Paul Sartre

Ho conosciuto in te le meraviglie





Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d'amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l'amore mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera

- Alda Merini

venerdì 14 settembre 2012

salutami Kafka


"La città di Praga è allegra, agitata, arrabbiata, colorata, devota, impigliata, precaria, sgualdrina, spaesata" - Claudio Canal

raccontami tante balle!



"Mentire per necessità è sempre perdonabile. Ma chi dice la verità senza esservi costretto non merita nessuna indulgenza" - Karl Kraus

Esa



Ciao Franco,
devi incontrare delle modelle a Parigi?
Possiamo se no vederci direttamente la sera dell`11, da prima di mezzanotte in poi.
No, non sono esibizionista, per niente... per me è necessaria una buona intesa con il fotografo per poter riuscire a fare delle immagini forti.
Penso, poi, che l`esibizionismo in sè sia un modo per evitare di conoscersi, un mascherarsi, un mostrarsi aparentemente liberi quando poi non lo si è più di tanto... non so come spiegarmi.. è tutto un gioco di apparenza. Poso nuda tutti i giorni e mi sembra così naturale... sono una che non frequenta posti naturisti perchè non sopporta avere uno sguardo su di sè che non sia artistico.. non so come spiegarti...ma credo che tu abbia capito.
Presto, presto, vieni presto.
Esa

giovedì 13 settembre 2012

particolare di donna



"Somiglio al Gran Delfino e a Tévenard che non riuscivano, davanti a un grazioso piede di donna, a restare insensibili" - Restif de la Bretonne

mercoledì 12 settembre 2012

donna in amore



"L'essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare" - Sigmund Freud

sottomissione con gatto nero


Il gatto

I

Un bel gatto forte, dolce e vezzoso
Passeggia nel mio cervello
Come a casa sua.
Si sente appena quando miagola,
Per quanto il tono è tenero e discreto;
Ma la voce è sempre profonda e ricca,
Sia che brontoli o s'acqueti.
Questo il suo incanto e il suo segreto.
Come penetra e filtra questa voce
Nell'intimo mio più tenebroso!
Mi riempie come un verso numeroso
E mi rallegra come un filtro!
Che quiete per i mali più crudeli!
Racchiude in sé tutte le estasi!
Non le servono parole
Per dire le più lunghe frasi.
L'unico archetto che morde
Sul perfetto strumento del mio cuore
E fa cantare più regalmente
La più vibrante corda
È la tua voce, gatto misterioso,
Gatto serafico, gatto strano!
Tutto in te, come in un angelo,
E' sottile ed armonioso!

II

Che dolce profumo esala da quel pelo
Biondo e bruno!
Com'ero tutto profumato
Una sera che l'accarezzai
Una volta, una soltanto!
E' lui il mio genio tutelare!
Giudica, governa e ispira
Ogni cosa nel suo impero;
E' una fata?
O forse un dio?
Quando i miei occhi, attratti
Come da calamita, dolci si volgono
A quel gatto che amo
E guardo poi in me stesso,
Che meraviglia il fuoco
Di quelle pallide pupille,
Di quei chiari fanali,
Di quei viventi opali
Che fissi mi contemplano!

Charles Baudelaire

lunedì 10 settembre 2012

Segreti





"Nessun mortale sa mantenere un segreto: se le sue labbra sono serrate parlerà con la punta delle dita, il suo tradirsi trasuderà da ogni poro" - Sigmund Freu

gli ultimi giorni d'estate


"Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla" - Ennio Flaiano

domenica 9 settembre 2012

Vetro


Vetro

In senso fisico il vetro è un materiale solido amorfo, solitamente prodottosi quando un adatto materiale viscoso viene solidificato rapidamente, in modo tale che non abbia il tempo di formare una regolare struttura cristallina. Un esempio si ha versando dello zucchero da tavolo fuso su una superficie fredda. Il risultato è la formazione di un solido amorfo con fratturazione di tipo concoide, privo di struttura cristallina come aveva invece lo zucchero iniziale.

Comunemente si intende con il termine vetro uno specifico tipo, il vetro siliceo, comunemente utilizzato negli edifici, come contenitore, in elementi decorativi ecc.

In forma pura, il vetro è trasparente, relativamente duro, pressoché inerte dal punto di vista chimico e biologico e presenta una superficie molto liscia. Queste caratteristiche fanno del vetro un materiale molto utilizzato in molti settori, ma nello stesso tempo è fragile e tende a rompersi in frammenti taglienti. Questi svantaggi possono essere modificati in parte o interamente con l'aggiunta di altri elementi o per mezzo di trattamenti termici.

Il vetro comune è costituito quasi esclusivamente da biossido di silicio (SiO2), chiamato anche silice, lo stesso componente del quarzo e la sua forma policristallina, la sabbia. In forma pura, il silice ha un punto di fusione di circa 2000°C ma spesso durante la produzione del vetro vengono aggiunte altre sostanze per abbassare questa temperatura. Una di queste è la soda (carbonato di sodio Na2CO3) oppure la potassa (carbonato di potassio) che abbassano il punto di fusione a circa 1000°C. Purtroppo la presenza di soda rende il vetro solubile in acqua (caratteristica certo non desiderabile), per cui viene aggiunta anche calce (ossido di calcio, CaO) per ripristinare l'insolubilità.




Caratteristiche generali
Vetrata colorata della cattedrale di Les Andelys in NormandiaUna delle caratteristiche più evidenti del vetro ordinario è la trasparenza alla luce visibile. La trasparenza è dovuta all'assenza di stati di transizione elettronici nell'intervallo energetico della luce visibile e al fatto che il vetro è omogeneo a tutte le scale di grandezza superiori alla lunghezza d'onda della luce; le disomogeneità provocherebbero infatti dispersione dei raggi luminosi e quindi confusione dell'immagine. Il vetro comune non è invece trasparente alle lunghezze d'onda minori di 400nm, ovvero il campo ultravioletto, a causa dell'aggiunta della soda. Il silice puro (quarzo) non assorbe infatti gli ultravioletti ed è usato nei settori dove occorre questa caratteristica; è però più costoso. Il vetro può essere prodotto in forma così pura da permettere il passaggio della luce nella regione dell'infrarosso per centinaia di chilometri nelle fibre ottiche.

Si è già accennato all'aggiunta di soda o potassa per abbassare il punto di fusione del vetro ad un livello accettabile, ma altre sostanze possono essere aggiunte per ottenere diverse proprietà. Il vetro al piombo come il cristallo al piombo o vetro Flint è più brillante perché il suo indice di rifrazione è aumentato. Anche il bario aumenta l'indice di rifrazione. Il boro è aggiunto per migliorare le caratteristiche termiche ed elettriche, come nel caso del vetro Pyrex. L'ossido di torio produce un elevatissimo indice di rifrazione ed è usato per la produzione di lenti di alta qualità. L'aggiunta di alte quantità di ferro provoca l'assorbimento della radiazione infrarossa come nei filtri per l'assorbimento di calore nei proiettori cinematografici. Con il cerio si ottiene un forte assorbimento delle radiazioni ultraviolette, ottenendo vetri in grado di offrire protezione dalla radiazioni ultraviolette ionizzanti.

Metalli e ossidi metallici vengono aggiunti nella produzione del vetro per dare o alterare il colore. Il manganese in piccole quantità neutralizza il verde causato dalla presenza di ferro, mentre in quantità elevate dà il colore ametista. Similmente il selenio in piccole dosi è usato per decolorare, mentre in quantità elevate dona colore rosso. Piccole concentrazioni di cobalto (0.025-0.1%) danno colore blu. Ossido di stagno con ossidi di arsenico e antimonio danno un vetro bianco opaco, usato nei laboratori di Venezia per imitare la porcellana. Dal 2 al 3% di ossido di rame producono un colore turchese, mentre il rame metallico dà un rosso opaco, ed è utilizzato come surrogato del rubino rosso. Il nichel, dipendentemente dalla concentrazione, induce blu, violetto o anche nero. L'aggiunta di titanio dà un vetro giallo-marrone. L'oro in concentrazioni minime (0,001%) produce un vivace colore rosso rubino, mentre una quantità ancora minore dà sfumature meno intense di rosso, commercializzate con il nome di "vetro cranberry" (mirtillo). L'uranio (0.1-2%) può essere aggiunto per dare un colore giallo o verde fluorescente. Il vetro all'uranio solitamente non è sufficientemente radioattivo da essere pericoloso ma, se polverizzato per esempio mediante lucidatura con carta vetrata ed inalato, può essere cancerogeno. I composti dell'argento, in particolare il nitrato, producono una gamma di colorazioni comprese tra il rosso arancio ed il giallo. Il modo in cui la pasta vetrosa è scaldata e raffreddata influisce molto sul colore generato da questi elementi, secondo meccanismi chimico-fisici non del tutto compresi. Periodicamente vengono scoperte nuove colorazioni per il vetro.

Il vetro è anche prodotto a volte anche dal magma vulcanico, e prende il nome di ossidiana. Questo materiale è usato da lungo tempo per fabbricare affilati coltelli. In alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, la raccolta di ossidiana in alcuni luoghi è proibita dalla legge.


Storia
Il vetro naturale, l'ossidiana è in uso fin dall'antichità. La prima manifattura documentata del vetro si ha in Egitto nel 2000 AC, quando fu impiegato nella produzione di stoviglie, altri utensili e monili come le famose perle di vetro.
Nel primo secolo avanti Cristo fu sviluppata la tecnica del soffiaggio, che ha permesso che oggetti prima rari e costosi divenissero molto più comuni. Durante l'Impero Romano il vetro fu plasmato in molte forme, principalmente come vasi e bottiglie. I primi vetri erano di colore verde a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata. Anche il vetro attuale ha similmente una leggera tinta a causa delle impurezze.


Gli oggetti in vetro risalenti ai secoli VII e VIII sono stati rinvenuti sull'isola di Torcello vicino a Venezia. Ciò testimonia una relazione tra l'epoca romana e l'importanza di questa città nella manifattura vetraria. Una svolta nella tecnica produttiva si è avuta intorno all'anno 1000, quando nel nord Europa la soda fu sostituita con la potassa, più facilmente ottenibile dalla cenere di legno. Da questo momento i vetri del nord differirono significativamente da quelli originari dell'area mediterranea, dove si è mantenuto l'impiego della soda.

L'XI secolo vide l'emergere, in Germania, di una nuova tecnica per la produzione di lastre di vetro per soffiatura, stirando le sfere in cilindri, tagliando questi ancora caldi e appiattendoli quindi in fogli. Questa tecnica fu poi perfezionata nel XIII secolo a Venezia.

Fino al XII secolo il vetro drogato (cioè con impurità coloranti come metalli) non fu impiegato. Il centro di produzione vetraria del XIV secolo fu Venezia, dove furono sviluppate nuove tecnologie e un fiorente commercio di stoviglie, specchi ed altri oggetti di lusso. Alcuni vetrai veneziani si spostarono in altre aree d'Europa diffondendo così l'industria del vetro.

La vetrificazioneIl processo di produzione Crown fu impiegato a partire dalla metà del XIV secolo fino al XIX secolo. In questo processo, il soffiatore fa ruotare circa 4Kg di massa vetrosa fusa all'estremità di una barra fino ad appiattirla in un disco di circa 1,5 metri di diametro. Il disco viene quindi tagliato in lastre.
Il vetro veneziano ebbe un costo elevato tra i secoli X e XIV, fino a che gli artigiani riuscirono a mantenere segreta la tecnica. Ma intorno al 1688 un nuovo processo di fusione fu sviluppato, ed il vetro divenne un materiale molto più comune. L'invenzione della pressa per vetro nel 1827 diede inizio alla produzione di massa di questo materiale.
La tecnica a cilindri fu inventata da William J. Blenko all'inizio del XX secolo.

Le decorazioni sono incise sul vetro per mezzo di acidi o sostanze caustiche, che corrodono il materiale. Tradizionalmente l'operazione è svolta da artigiani esperti dopo che il vetro è stato soffiato o colato. Nel 1920 fu sviluppato un nuovo metodo consistente nello stampaggio diretto delle decorazioni sul vetro fuso. Questo ha permesso di abbattere i costi di produzione e assieme alla diffusione dell'uso di vetri colorati, portò ad un uso più diffuso delle stoviglie in vetro intorno al 1930.


Utensili in vetro
Il vetro è un materiale molto utilizzato per la sua durezza e scarsa reattività. Molti oggetti di casa sono di vetro: bicchieri, scodelle, bottiglie, ma anche lampadine, specchi, tubi catodici di televisori e monitor, finestre ecc. Nei laboratori di chimica, fisica, biologia e altri campi flaconi, vetrerie per analisi, lenti e altri strumenti sono fatti di vetro. Per queste applicazioni è spesso utilizzato un vetro con borosilicati o Pyrex a causa della maggiore robustezza e minore coefficiente di dilatazione termica che garantisce una buona resistenza agli shock termici e maggiore precisione nelle misure ove si hanno riscaldamenti e raffreddamenti. Per alcune applicazioni è richiesto il vetro quarzo che è però più difficile da lavorare. La maggior parte delle vetrerie sono prodotti industrialmente, ma alcuni grandi laboratori richiedono prodotti così specifici che dispongono di un tecnico soffiatore interno. I vetri vulcanici come l'ossidiana sono impiegati dall'età della pietra per realizzare utensili litici, ma la tecnica di lavorazione arcaica può essere applicata anche ai vetri attuali prodotti industrialmente.


Vetro artistico
Manifattura artigianale e attrezzi (1850 circa) Versatoio in vetro soffiato di Murano Bicchieri del XVIII sec.Nonostante la disponibilità di articoli in vetro economici, gli oggetti in vetro soffiato o lavorato alla fiamma rimane un'arte viva. Alcuni artisti tra cui Sidney Waugh, Rene Lalique, Albert Dammouse, François Décorchemont, Emile Gallé, Almaric Walter, Gabriel Argy-Rousseau, Dale Chihuly e Louis Comfort Tiffany hanno prodotto straordinari oggetti in vetro. Il termine "vetro cristallo" derivante dal cristallo minerale, ha assunto la connotazione di vetro incolore di alta qualità, spesso ad alto contenuto di piombo, ed è in genere riferito ad oggetti raffinati soffiati a mano che dalla fine del 1800 hanno visto il fiorire delle Vetrerie Artistiche di Murano quali: A.V.E.M., Barbini, F.lli Barovier, Barovier & Toso, F.lli Toso, M.V.M. Cappellin & C, Cenedese, Compagnia-Venezia-Murano, S.A.I.A.R., Seguso, Venini, Zecchin-Martinuzzi.

Esistono molte tecniche di lavorazione artigianale per i vetri artistici, ciascuno più adatto per particolari oggetti. L'artigiano del vetro può soffiare il vetro, lavorarlo alla fiamma oppure creare vetrate con forni che raggiungono la temperatura di fusione inglobando nella lastra base il motivo creato con vetri di colore diverso. È anche possibile tagliare il vetro con ***** al diamante e lucidarne le superfici.
Tra gli oggetti in vetro si hanno stoviglie (Ciotole, vasi e altri contenitori), biglie, perline, pipe da fumo, sculture, mosaici ecc. Spesso vengono utilizzati vetri colorati oppure smaltati, anche se questi ultimi sono considerati da alcuni meno raffinati.
Il museo di storia naturale di Harvard possiede una collezione di riproduzioni estremamente dettagliate di piante ed animali in vetro, lavorati alla fiamma da Leopold Blaschka e figlio, che portarono il segreto della loro tecnica nella tomba. I fiori di vetro di Blaschka sono ancora oggi fonte di ispirazione per gli artigiani moderni.
Il vetro colorato ha una lunga storia artistica: molte chiese hanno splendide finestre realizzate con tali vetri.


Produzione industriale

Vetro float (galleggiante)
Il 90% del vetro piatto prodotto nel mondo, detto vetro float, è fabbricato con il sistema "a galleggiamento" inventato da Alastair Pilkington dove il vetro fuso è versato ad una estremità di un bagno di stagno fuso. Oggi quest'operazione è effettuata in atmosfera controllata. Il vetro galleggia sullo stagno e si spande lungo la superficie del bagno, formando una superficie liscia su entrambi i lati. Il vetro si raffredda e solidifica mentre scorre lungo il bagno formando un nastro continuo. Il prodotto è poi "lucidato a fuoco", riscaldandolo nuovamente su entrambi i lati, e presenta così due superfici perfettamente parallele. Le lastre sono realizzate con spessori standard di 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15, 19 e 22 mm. Questo tipo di vetro è considerato pericoloso per l'uso in applicazioni architettoniche poiché tende a rompersi in grossi pezzi taglienti che possono causare gravi incidenti. Le normative edilizie pongono in genere delle limitazioni all'uso di questo vetro in situazioni rischiose quali bagni, pannelli di porte, uscite antincendio e nelle scuole.


Vetro colato (laminato)
Prima dell'invenzione di Pilkington, il vetro a lastra era in parte realizzato per colata, estrusione o laminazione e le superfici non avevano le facce otticamente parallele, dando origine a caratteristiche aberrazioni visive. Il parallelismo poteva essere ottenuto con la lucidatura meccanica, ma con elevati costi. Per questo motivo oggi questa tecnica viene usata solo per produrre vetri particolari:

Stampato: Su una superficie del vetro viene stampato un disegno in rilievo. Lo stampato C è quello più famoso, utilizzato su porte e frigoriferi.
Retinato: Il vetro retinato viene prodotto incorporando una rete metallica al suo interno.
Ornamentale

Vetro tirato (lucido)
La massa di vetro fusa viene meccanicamente tirata da due forze di uguale direzione ma verso opposto. Questo vetro presenta caratteristiche ondulazioni della superficie. Il vetro tirato e quello float hanno la stessa composizione chimica e le stesse proprietà fisiche.


Vetro cilindrico
Il vetro è soffiato all'interno di stampi metallici cilindrici, quindi dalla forma ottenuta vengono asportati gli estremi e praticato un taglio lungo una generatrice del cilindro. È quindi posto in un forno dove rammollendosi si apre e si stende in lastra. Prima dell'introduzione del metodo Pilkington a galleggiamento, questa tecnica era molto diffusa per la produzione del vetro comune.


Vetro argentato (specchio)
Il vetro argentato prende il nome da uno strato di sali d'argento aderente ad una superficie della lastra, che causa un effetto di riflessione ottica visibile sulla superficie opposta. Le lastre sulle quali viene effettuata l'argentatura sono prodotte con il procedimento float di cui sopra e poi sottoposte al trattamento; tuttavia l'argentatura può essere eseguita anche ad altri stadi di lavorazione del vetro. Questo tipo di vetro può essere dotato di pellicola antinfortunistica (in gergo viene chiamato argentato Mirox Safe prodotto da Glaverbel) che in caso di rottura dello specchio, ne mantiene i frammenti aderenti ad essa ed evita potenziali infortuni.


Lavorazione industriale
A livello industriale di lavorazione il vetro viene classificato a seconda delle sue caratteristiche fisiche macroscopiche. Le industrie di produzione forniscono il vetro sostanzialmente in due formati principali:

grande lastra: lastra di vetro solitamente 6000×3210 mm
cassa contenente lastre, di norma 2400×3210 mm, ma la prima delle due dimesioni può variare. Questo formato di distribuzione viene usato per vetri semilavorati (come vetri stratificati, riflettenti o specchi) di prezzo maggiore.
A causa della sua elevata durezza, il vetro viene lavorato solo da alcuni tipi di utensili, tra cui la mola.

Taglio
Il taglio di piccoli pezzi può essere eseguito a mano con strumenti appositi, in generale il taglio viene eseguito da un banco di taglio. Il banco di taglio è un macchinario a controllo numerico che presenta un piano fisso, solitamente vellutato e con fori per generare un cuscino d'aria (utile per lo spostamento del vetro). Sopra di questo vi è un ponte mobile che tramite un tagliavetro fornito di rotella in carburo di tungsteno o widia o diamante sintetico pratica incisioni sul vetro a seconda della programmazione eseguita tramite un software chiamato ottimizzatore che previo inserimento misura delle lastre come giacenza di magazzino,inserendo le misure da tagliare è implementato affinché ottimizzi appunto il taglio evitando al minimo lo sfrido. I vetri tagliati in questo modo verranno poi troncati da un addetto sempre con l'ausilio del banco. È opportuno in fase di programmazione (se si lavora su grandi lastre) impostare dei tagli verticali sulla lastra in modo che sia più semplice lavorare su due parti più piccole in fase di apertura dei vetri. Per i vetri laminati stratificati il taglio viene eseguito sia sulla parte superiore della lastra, sia sulla parte sottostante alla parte superiore della stessa, visto che sono due vetri accoppiati, mentre il PVB (il film di plastica che tiene accoppiate le due lastre) viene generalmente tagliato usando un cutter o imbevendolo di alcool etilico. Nei moderni macchinari, però, oltre al taglio simultaneo delle due lastre di vetro c'è anche una resistenza a scomparsa che scioglie letteralmente il PVB permettendo l'apertura del taglio.


Molatura
Il vetro tagliato presenta un bordo particolarmente tagliente e irregolare che viene eliminato tramite un operazione di molatura (eseguita manualmente o da macchinari CNC) che asporta e uniforma il bordo del vetro in modi diversi a seconda della lavorazione voluta:

filo lucido tondo: il bordo risulta arrotondato e lucido, il grado di lavorazione è elevato.
filo lucido piatto: il bordo risulta lucido e perpendicolare alla superficie ma la congiunzione viene smussata a 45°, anche qui si ha un grado di lavorazione elevato.
filo grezzo: come il filo lucido con l'eccezione che il bordo non risulta lucido ma opaco e presenta una rugosità maggiore.
bisellatura: i bordi del vetro vengono molati per 10-40 mm di altezza per un angolo di circa 7 gradi rispetto alla superficie del vetro stesso.

Foratura
Il vetro può essere forato al trapano con apposite punte diamantate, adeguatamente refrigerate con getto continuo d' acqua
La foratura può essere eseguita da trapani per vetro manuali monotesta o doppiatesta o a controllo numerico. I fori non devono essere troppo vicini al bordo (a seconda anche dello spessore del vetro) per evitare rotture dovute alle tensioni interne del pezzo. Nuovi macchinari permettono di forare con un particolare tipo di sabbia miscelata ad acqua.


[modifica] Tempra
Il vetro temprato è ottenuto per indurimento tramite trattamento termico (tempra). Il pezzo deve essere tagliato alle dimensioni richieste e ogni lavorazione (come levigatura degli spigoli o foratura e svasatura) deve essere effettuata prima della tempra.
Il vetro è quindi posto su un tavolo a rulli su cui scorre all'interno di un forno che lo riscalda alla temperatura di tempra di 640°C. Quindi è rapidamente raffreddato da getti di aria. Questo processo raffredda gli strati superficiali causandone l'indurimento, mentre la parte interna rimane calda più a lungo. Il successivo raffreddamento della parte centrale produce uno sforzo di compressione sulla superficie bilanciato da tensioni distensive nella parte interna. Gli stati di tensione possono essere visti osservando il vetro in luce polarizzata.

Non tutti i vetri sono temprabili poiché se presentano forme articolate o numerosi fori vicini tra loro possono rompersi durante il trattamento termico a causa delle tensioni interne del materiale.

Il vetro temprato è circa sei volte più resistente del vetro float, questo perché i difetti superficiali vengono mantenuti chiusi dalle tensioni meccaniche compressive, mentre la parte interna rimane più libera da difetti che possono dare inizio alle crepe.

D'altro canto queste tensioni hanno degli svantaggi. A causa del bilanciamento degli sforzi, un eventuale danno ad un estremo della lastra causa la frantumazione del vetro in molti piccoli frammenti. Questo è il motivo per cui il taglio deve essere effettuato prima della tempra e nessuna lavorazione può essere fatta dopo.

Il vetro temperato è spesso impiegato per la realizzazione di elementi senza struttura portante (tutto vetro) come porte in vetro e applicazioni strutturali. È anche considerato un vetro di sicurezza in quanto, oltre che più robusto, ha la tendenza a rompersi in piccoli pezzi smussati, poco pericolosi. In alcune situazioni però si possono avere problemi di sicurezza a causa della tendenza del vetro temprato a frantumarsi completamente in seguito ad un urto sul bordo.

Se il meccanismo che è alla base della tempra non era noto, l'effetto è invece conosciuto da secoli. Nel 1640 il principe Rupert di Baviera portò all'attenzione del Re la scoperta di quelle che sono note come le "Gocce del principe Rupert". Queste particolari gocce vengono ottenute facendo gocciolare del vetro fuso in acqua, dove raffredda immediatamente. Questo provoca enormi tensioni nel vetro che danno origine alle loro particolari proprietà, come la possibilità di resistere a martellate date sulla parte bulbosa della goccia. Invece anche un piccolo graffio sulla "coda" provoca il rilascio dell'enorme energia accumulata, causando l'esplosione del vetro in una fine polvere. Le gocce sono impiegate come scherzo; il Re faceva tenere nel palmo della mano le gocce per la parte bulbosa, dopodiché rompeva la coda provocando una piccola esplosione che lasciava stupefatta la vittima dello scherzo.


Vetro laminato (stratificato)
Il vetro laminato (inteso come stratificato e non da confondere con il processo produttivo di laminatura) è stato inventato nel 1903 dal chimico francese Edouard Benedictus. Egli si è ispirato a un flacone rivestito da uno strato plastico di nitrato di cellulosa per una disattenzione in laboratorio e poi caduto e rottosi ma senza aprirsi in pezzi. Egli fabbricò un materiale composito di vetro e plastica in grado di ridurre i pericoli in caso di incidenti automobilistici. L'invenzione non fu immediatamente adottata nel settore automobilistico, ma il primo impiego fu nei vetri delle maschere antigas in uso durante la Prima guerra mondiale.
Oggi il vetro stratificato è realizzato unendo due o più strati di vetro ordinario alternato a un foglio plastico, solitamente polivinilbutirrale (PVB). Il PVB è unito a sandwich con il vetro che è poi scaldato a 70°C e pressato con rulli per espellere l'aria ed unire i materiali.
Un tipico laminato è costituito da 3 mm di vetro / 0,38 mm di lamina plastica / 3 mm di vetro. Il prodotto è definito vetro laminato da 6,38 mm o anche 33.1
Il vetro stratificato è distribuito comunemente in casse contenenti lastre di 3210×2400 mm e con accoppiamenti 3/3, 4/4, o 5/5. Altri accoppiamenti vengono eseguiti appositamente su richiesta. Gli strati intermedi possono presentare anche diversi spessori. Lo strato intermedio mantiene i pezzi di vetro in posizione anche quando il vetro si rompe, e con la sua resistenza impedisce la formazione di larghi frammenti affilati. Più strati e maggiore spessore del vetro aumentano la resistenza. I vetri antiproiettile realizzati con molti strati di vetro spesso, possono arrivare a 50 mm di spessore.
Lo strato di PVB dona al materiale anche un maggiore effetto di isolamento acustico e riduce del 99% la trasparenza alla luce ultravioletta.
Il vetro laminato è normalmente impiegato dove ci può essere il rischio di impatti con il corpo umano, oppure dove il pericolo possa derivare dalla caduta della lastra se frantumata. Le vetrine dei negozi e il parabrezza delle auto sono tipicamente realizzati in vetro laminato. È considerato un vetro di sicurezza grazie alla capacità di mantenersi compatto se fratturato.


Vetro curvo
Si tratta di un vetro sottoposto ad un procedimento di riscaldamento graduale ad alte temperature fino a diventare abbastanza plastico da aderire, per forza di gravità, ad uno stampo concavo o convesso, disposto orizzontalmente all’interno del forno di curvatura. Dopo questa fase il vetro viene raffreddato molto lentamente per ottenere una resistenza alla flessione maggiore rispetto al vetro normale piano, anche se temprato.

Si possono curvare vetri di spessore tra i 3 e 19 mm, per una misura massima di 2600 mm x 4000 mm, con diverse finiture: sabbiato, serigrafato, inciso, forato o con asole... e di tutte le tipologie: colorato, fuso, riflettente, basso emissivo, stampato.

Vetro autopulente
Una recente invenzione, un'altra dopo il vetro Pilkington, è il cosiddetto vetro autopulente, ideale per l'uso in edifici, automobili e altre applicazioni tecniche.
Uno strato di 50 nm di biossido di titanio applicato sulla superficie esterna produce l'effetto autopulente attraverso due meccanismi. Il primo è l'effetto fotocatalitico, in cui i raggi ultravioletti catalizzano la decomposizione delle molecole organiche sulla superficie della finestra. Il secondo è l'idrofilicità che attrae acqua sulla superficie del vetro dove forma un sottile strato che lava via i residui dei composti organici.


La fluidità del vetro
È stato a volte affermato che il vetro potrebbe avere le caratteristiche di un fluido viscoso e sciogliersi a temperatura ambiente, anche se molto lentamente, arrivando alla controversa definizione di vetro come "liquido super-raffreddato". Si è affermato che le vecchie finestre sono frequentemente più spesse alla base che nella parte superiore, e che questo è dovuto allo scioglimento. Non è chiaro da dove questa idea provenga e se ci siano prove a supporto. Una possibile origine potrebbe derivare dalle lastre realizzate in passato dai soffiatori per centrifugazione (il processo Crown descritto in questo articolo). Dal disco prodotto sono ritagliate le lastre che però non sono affatto uniformi: il bordo esterno del disco è più spesso dell'interno a causa della forza centrifuga. Le lastre erano poi montate nella finestra con la parte più spessa in basso, per maggiore stabilità e migliore trasparenza. Sono stati trovati alcuni casi di lastre con la parte spessa in alto, probabilmente a causa di imperizia nell'installazione.
Il problema della fluidità del vetro è stato molto discusso sul newsgroup alt.folklore.urban e il consenso, supportato anche da esperti nel campo, è stato che il vetro non cola a temperatura ambiente.
Il vetro può comunque deformarsi in seguito all'applicazione di carichi, come qualunque solido cristallino. In alcuni casi (come i termometri da laboratorio) il vetro è riscaldato oltre la temperatura alla quale diventa un fluido super-raffreddato. Questo comporta una variazione nella calibrazione dei termometri nel corso di anni di utilizzo.

Scrivendo sull'American Journal of Physics, il fisico Edgar D. Zanotto ha affermato:"...il periodo di rilassamento per il GeO2 a temperatura ambiente è di 1032 anni. Quindi il tempo di rilassamento (tempo caratteristico di colatura) dei vetri delle cattedrali dovrebbe essere molto più lungo" (Am. J. Phys, 66(5):392-5 Maggio 1998).

Prove in contrasto con la fluidità del vetro:

Se il vetro medioevale fosse colato in modo rilevabile, gli oggetti di epoca Romana ed Egizia lo sarebbero maggiormente in proporzione, ma questo non è stato osservato.
Se lo scioglimento del vetro fosse percepibile ad occhio nudo dopo qualche secolo, le deformazioni degli specchi dei vecchi telescopi astronomici sarebbero osservabili per mezzo dell'interferometria un paio di giorni, ma questo non è stato notato. Allo stesso modo non sarebbero osservabili gli anelli di Newton tra frammenti di vetro vecchi di decenni. Ma questo in realtà accade.
Le ottiche di precisione (lenti e specchi) usati in telescopi e microscopi dovrebbero perdere progressivamente il fuoco, ma questo non avviene.

sabato 8 settembre 2012

Silvia




Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano

- Giacomo Leopardi

venerdì 7 settembre 2012

de Sade



"Possedere in esclusiva una donna è tanto ingiusto quanto possedere degli schiavi" - Donatien Alphonse François de Sade

giovedì 6 settembre 2012

Viaggio al termine della notte


"Ha ragione Claudie Lorrain, i primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini"- Louis-Ferdinand Céline

Afrodite






"Se l’anima, come dice Plotino, “è sempre un’Afrodite”, allora essa ha sempre a che fare con la bellezza, e le nostre risposte estetiche sono la prova dell’attiva partecipazione dell’anima al mondo." - James Hillman

Emil



"Solo le nature erotiche sacrificano alla noia, deluse in anticipo dall'amore" - Emil Cioran

Gibran



"E’ sempre stato così, che l’amore non conosce la sua propria profondità finché non arriva l’ora del distacco" - Kahlil Gibran

mercoledì 5 settembre 2012

Luogo Sperduto




In un luogo sperduto
che è la mia memoria
s’accampa un Dio sconosciuto.
Attende un aureo canto
e non cerca alcun cielo.
Così io certo te
che sei il mio ricordo.

- Alda Merini

martedì 4 settembre 2012

Bataille




"L'erotismo nel suo complesso è infrazione alla regola dei divieti: è un'attività umana. Ma benché abbia inizio laddove la bestia finisce, la bestialità ne rappresenta comunque la sostanza" - Georges Bataille

lunedì 3 settembre 2012

Rosso di sera



"La nostra realtà trascorre in un rosso chiarore. I giorni son sempre più rumorosi di gridi, di rosse bandiere sventolanti; a sera la città, assopitasi un attimo, è insanguinata dal crepuscolo. Di notte il rosso canta sugli abiti, sulle guance, sulle labbra delle donne da conio. Solo la pallida mattina scaccia l'ultima tinta dai volti emaciati" -Aleksandr Aleksandrovič Blok

sabato 1 settembre 2012

Legs



"Mi sono sempre piaciute le gambe. È stata la prima cosa che ho visto quando sono nato. Ma allora stavo cercando di uscire. Da quel momento in poi ho sempre tentato di andare nell'altra direzione, ma con fortuna piuttosto scarsa" - Charles Bukowski